Cioé, capiamoci: negli Usa un ragazzo del 1981 ha l’onore di scrivere i discorsi per Barack Obama e non solo, ma per il Corriere della Sera, alla costante caccia della notiziona cliccabile, con tanto di riferimento più o meno velato a tette, figa, culo o quello che preferite, la notizia importante è che lui esce con una ex ragazza copertina (senza contare che, donne, questo pezzo vi ricorda per l’ennesima volta qual è il vostro ruolo in questo paese).
E così, bene o male, fanno gli altri giornali. Se negli altri paesi si cerca di far convergere e interagire carta stampata, internet e nuovi mezzi, magari offrendo servizi qualitativamente migliori (una delle strade forse più percorribili perché nell’interesse di tutti), la mission della classe giornalistica italiana è quella di continuare ad appiattire le menti, rendendoci degli automi totalmente inebetiti da una realtà che nemmeno in un film di fantascienza sarebbe stata così nefasta.
Qui l’interesse importante è quello del padre padrone, sempre e comunque, in ogni contesto. E non importa se da noi a 27 anni, quando va bene, al massimo hai un contratto a progetto sotto i 1.000 euro, sei in casa con i tuoi genitori e sei costretto – se hai due dita di cervello – a fare una vita di merda, di rinunce, di paranoie perché non sai che cosa cazzo sarà di te da qui a 10 minuti e questa cosa ti distrugge, ti consuma dentro, perché tu vorresti ma non puoi cazzo, non puoi. E intanto la vita se ne va, mentre tu capisci che stai perdendo una valanga di tempo che potresti dedicare a progetti, crescite personali, aziendali, della comunità in cui vivi. Ma non puoi, perché vivi in Italia e sei un italiano: il “lei” te lo danno solo perché sono educati e tu sei uno sbarbatello.
La circonvenzione di incapace qui da noi funziona benissimo coi giovani. E’ il conflitto generazionale che ci sta fregando, nessuno capisce l’importanza di questo fattore. E dobbiamo cominciare a lottare per questo. I giovani in Italia non sono rappresentati da nessuno. Non sono nei partiti, nei giornali, nei cda delle aziende, nella classe dirigente. Se ci sono è solo in quanto figli del potente di turno.
Nei fatti quindi, dei giovani non interessa niente a nessuno. Politiche pubbliche per chi ha trentacinque anni, o meno, per la maternità, per l’affitto, per la salute, per la carriera, semplicemente non esistono. Ma quali sono i problemi dell’agenda politica, invece?
Non esiste un cane che parli di welfare, welfare e ancora welfare. Servono decine di ammortizzatori sociali: aiuti sociali per i single e le famiglie, supporti concreti per uscire di casa, per non dipendere dalla sacra famiglia unita. Gli incentivi al digitale terrestre invece non servono a un beneamato cazzo!
E poi? Ci serve un cambiamento culturale nel nostro paese, che non è mai avvenuto e che forse non avverrà mai. Perlomeno con questi incompetenti disonesti che credono di governarci. Deve funzionare il merito al posto delle parentele, il talento al posto del leccaculismo, sdoganato ormai come una pratica di cui vantarsi (“sono amico di, quindi…”). Questa sarebbe la vera ed unica flessibilità.
Per la classe dirigente però, tutto ciò è solo fumo negli occhi: per loro vorrebbe dire essere messi in discussione. Quindi, non dobbiamo più aspettarci un bel niente.
Finchè noi giovani, precari, senza diritti, i più deboli della società in generale, non ci facciamo entrare in questa fottuta testa di arrabbiarci e pretendere seriamente che un futuro migliore possa esistere, sarà impossibile che le cose cambino.
Bisogna cominciare a crescere veramente. Ognuno si prenda le proprie responsabilità e cominci davvero ad essere e sentirsi patriota, non soltanto quando ci prendono giustamente per il culo da un qualsiasi paese estero, ma anche quando quotidianamente, chi ha ancora pochi anni da vivere, continua imperterrito a rubarci i pochi sogni che ancora abbiamo la possibilità di desiderare.