Una spolveratina di WorkCamp parmigiano e il piatto è servito

marzo 26, 2009

Giunge finalmente l’ora di tornare a scrivere riguardo ad un Barcamp, visto che non lo faccio da molto tempo. Per questa volta interrompo un po’ le disamine sui malanni plurimi del Belpaese per raccontarvi goliardicamente il Parma WorkCamp, organizzato ottimamente dalla bionica Fran.
Mettetevi comodi, preparate i pop corn e possibilmente chiudete FriendFeed per leggere questo post. Secondo me riuscirete a resistere 5 minuti senza “likare”, commentare o azzuffarvi allegramente, sfogandovi su una tastiera.

Stark e Zio Bonino

iBarcamp. Il mio preziosissimo Barcamp comincia alle 4.30 di sabato mattina, ora in cui torno a casa dalla nottata di baldorie in quel di Milano. Ora che finisco sotto le coperte sono circa le 5 e il solo pensiero di dovermi svegliare alle 7, mi provoca delle crisi di panico. Piuttosto che alzarmi, preferirei partecipare ad un’interessantissima discussione old school su BlogBabel. Ce la farà il nostro baldo giovane ad aprire gli occhi?
Forse.
Sì perché non appena apro gli occhi, capita qualcosa di misterioso o, molto più facilmente, di mistico: la sveglia era puntata alle 7 in punto, ma quando mi sveglio sono le 7.15. Subito mi scorre un brivido gelido sulla schiena. Incredibilmente infatti era già stata spenta da qualcuno (o qualcosa?) manualmente e solo miracolosamente il mio subconscio mi ha fatto tornare nel mondo dei vivi in tempo per farmi tirare diverse parolacce da Mauro per il ritardo di 20 minuti che accumulerò all’appuntamento.

Nuove sensazioni, giovani emozioni si esprimono purissime in me: avete presente quando vi risvegliate dopo una discreta sbornia, avete ricordi alquanto offuscati e vorreste perdere i sensi piuttosto che alzarvi in piedi? Sì, parlo proprio di quel momento in cui promettete a voi stessi che non toccherete mai più un goccio d’alcol, sapendo benissimo che è una cagata pazzesca.
Realizzando dei 15′ di ritardo in partenza, mi precipito giù dal letto – nel vero senso del termine, visto che inciampo nei pantaloni del pigiama e corro in bagno sbattendo in ogni stipite della casa: per sicurezza passo anche da porte in cui non dovrei imbattermi. Coraggiosamente prendo un respirone e mi guardo allo specchio. Misery deve morire, ma anche il mio amico che mi ha offerto diversi cocktails meriterebbe quantomeno delle nerbate nei reni.

Suzukimaruti e Fran

Una tragedia sfiorata. La situazione è tragica: ho dei capelli che sembrano stati centrifugati nella galleria del vento della Ferrari, delle occhiaie di tutto rispetto coltivate in diverse settimane di stress e pressioni esterne e un’espressione che se solo ce l’avessero tutti i lavavetri sulle strade, diventerebbero dei ricchi presidenti del consiglio in men che non si dica.
Quindi in fretta e furia mi lavo, mi vesto prestando attenzione a non indossare i vestiti di mia madre, faccio una colazione sostanziosa e tento di pettinarmi. Fortuna vuole che mia sorella che passava di lì per caso per andare a scuola, avesse disordinatamente lasciato in giro il phon: indeciso se inserire le dita nella presa o votare per un’improvvisazione creativa, voto per la seconda scelta. Speranzoso, mi sparo un potente getto d’aria sui capelli e il risultato finale è accettabile. Solo il 75% dei presenti al barcamp avrà infatti da dire sulla mia pettinatura.

Appuntamento alle 8 ma io, per non fare tardi forse ho cannato da Dio: a quell’ora non c’è in giro nessuno il sabato mattina, ma nonostante tutto giungo all’appuntamento con altri 3 blogger milanesi pronti alla partenza verso le 8.20, dopo aver cortesemente avvisato del ritardo. La differenza infatti è data dal fatto che, non avendo tappetini nuovi ma solo l’Arbre Magique in macchina, non vengo considerato un mito, e per questo vengo cazziato dalla Fra. Nonostante tutto si parte, direzione…ufficio di Iron Mauro. Perché? Scopritelo voi.
Passati gli ormai noti 3 minuti di panico prendiamo l’autostrada, direzione Parma: gentilmente e con tanto amore, Sara offre degli squisiti muffin ai passeggeri, tra cui una nota bionda appassionata di doppie punte.

Auro

Il viaggio. Durante il viaggio si chiacchiera del più e del meno, come etichetta vuole. Ma il bello sono i pettegolezzi sulla blogosfera e i suoi personaggi. Sollecitato quindi dalle due donzelle, mi appresto a fare l’appello dei partecipanti al Barcamp (circa 190 nomi stampati dal wiki!) e su ognuno parte un commento: lo so, state tremando di paura e morirete dalla curiosità di sapere che cosa è stato detto su di voi. Sicuramente qualcosa di cattivo, quindi state tranquilli.
Per non far mancare nulla, ho filmato i pettegolezzi delle due simpatiche canaglie rosa con la cam di Mauro, ma ovviamente non vedrete mai quei video. E chiaramente io non vi ho detto niente: del resto, in pochi arriverete a questo punto del post e a me piace tanto l’omertà.

La mattina ha il parmigiano in bocca. Giunti al palazzetto dove si è svolto il Camp, subito ci immergiamo nel verde del parco intorno, arrivando all’entrata. Dopo aver ricevuto il badge, cominciano a presentarsi diversi blogger da ogni parte, così che l’evento possa ufficialmente cominciare. La mattina scorre tranquilla, tra scambi di effusioni più o meno velate, interventi nella sala delle conferenze e succhi di frutta col grana.
Ma è ad un certo punto che il mio camp subisce una brusca deviazione, trasformando la mia percezione della realtà. Improvvisamente mi sento toccare, ma nel vero senso della parola: avete presente Benigni con Baudo qualche anno fa? Mi giro e si tratta del mitico Stark, geniaccio-blogger assieme allo Zio, nonché autore di Spinoza. Subito attacchiamo a parlare di temi serissimi, disputando sui massimi sistemi: gli argomenti spaziano dalle donne ad Andrea Beggi, passando per Gasparri e lo sfottimento costante ai blogger; la conclusione però viene lasciata ad un evergreen: i calici di Natale. Se non fosse giunta l’ora di pranzo, sicuramente avremmo fatto un intervento su questo fatto increscioso.

Dividi il companatico, raddoppia l’allegria. Successivamente, come dei bravi scolaretti, ci rechiamo in ordine verso il camion Barilla. Queste le portate: una vaschettina di pasta col sugo all’arrabbiata ed una col pesto; un immancabile parmigianino, una vaschetta di macedonia e una barretta di Ringo.
Fortuna vuole che mi trovo in una tavolata di bella gente, sempre pronta alla battuta e ad assecondare le uscite mie e di Stefigno. Ma come al solito il problema è un altro, ed è la mia fame. Tentato furbescamente di rifare la fila – qualcuno l’ha fatto – con la scusa “vabbé almeno non buttano via quello che avanza”, decido però di fare bella figura, rimanendo seduto e quasi composto. Miracolosamente giunge in mio soccorso quella buona anima della Vyrtuosa, che mi cede una vaschetta aggiuntiva di pasta col pesto e, come il Paz, la sua macedonia. Posso ritenermi soddisfatto, anche perché la foto “Ringo People” rimarrà negli annali.

Gaspar Torriero

Speech digestivi. Si torna così alle cose serie, cioé gli interventi legati al mondo del lavoro, della Rete e in teoria delle persone. Dico in teoria perché a mio modesto parere bisognerebbe parlare maggiormente e focalizzarsi di più sugli individui, cioé noi. E non solo sul business, sulle varie declinazioni del marketing, ecc; ritengo invece fisiologico il fatto che ancora molti interventi siano un po’ delle pubblicità o delle presentazioni belle e buone. Sicuramente, meglio di altre volte.
Insomma nel canale della realtà vera, non si è ancora abituati ad un confronto paritario, diretto, orizzontale o totalmente biunivoco, e di conseguenza si ha forse ancora troppo timore nel rapportarsi con gente che non si conosce. Specialmente se si tratta di blogger. Ecco perché penso che la chiacchierata su Xing sia un po’ stata un’occasione persa, e parallelamente sarebbe stato interessante approfondire con Auro e Vanz il discorso sui CV.

La fine della pacchia. Succede infine che arriva l’ora di tornare a casa, ma non prima di conoscere Stella86, Ciocci e salutare Gaspar, Sednonsatiata, Elena con la sua mega-reflex, xlthlx con Jtheo ed anche quel gobbaccio maledetto di Felter. Senza dimenticare la notevole figuraccia fatta nella video-intervista che Smeerch ha fatto a diversi blogger, chiedendo il significato di una particolare parola che non rivelerò nemmeno sotto tortura. Altro evento cardine del pomeriggio è la conoscenza della simpaticissima Marileda, per sicurezza vestita di tutto punto. In effetti potrebbe capitare che qualcuno porti la macchina fotografica…
Infine, scattate le ultime foto della giornata in cui, distrutto dalla stanchezza e dal sonno, mostro occhiaie ed espressione triste di tutto rispetto, tocca far rotta verso casa: per un’altra GGD ci sarà tempo.

Ciò non toglie che Parma rimarrà un altro bel ricordo indelebile nell’album della blogosfera.

Un ringraziamento speciale va a Fran, a Davide, ad Adamo…ma soprattutto alla mitica mamma della Fran; vabbé, per lei non ho un link 😉


It’s only Rock and Roll

settembre 15, 2008

Ebbene sì, abbiamo incendiato computer, fumato macbook, spacciato iphone e fatto sesso di gruppo con dei Nabaztag hackati. E ok, qualcuno ha anche usato alcune Canon Eos come sex-toy, ma senza ricorrere ad alcun lubrificante.

La realtà però è un’altra. Questi qua (narrativizzazione a parte) non ci hanno capito niente ancora, nemmeno questa volta. O meglio, non ci hanno capito un beato cacchio, per usare un termine che più si accosta alla situazione. E questo “cacchio” lo diffondono alla gggente e chissà che idea di Internet e dei blogger ci sarà in giro.

Provate solo a pensare che cosa si immagini una persona normale leggendo un articolo del genere: centinaia di schiere di personaggi strani, occhialuti, vestiti da hacker, che io lo so, gli hacker si vestono col cappuccio e il volto coperto e Dio solo sa cosa fanno quando stanno insieme. E in più tutte queste persone hanno eletto all’unanimità Beppe Grillo come blogger dell’anno, “incoronandolo” tra cori e canti di vittoria.

Insomma i blogger, quelli veri, quelli che non se li caga nessuno se non fa comodo, quelli che spendono molto tempo a tirarsi segoni mentali epocali, avrebbero eletto come miglior esponente uno che manco risponde ai commenti. Come se questi awards fossero una manifestazione credibile e autoritaria, ecco.

Per carità, non ho niente contro nessuno, quindi vorrei evitare polemiche; sto solo esprimendo un parere, se per caso non siete d’accordo mica mi offendo. Però voglio dirlo, che mi sento un peso insostenibile qui sui polpastrelli. Secondo me molte discussioni, molte conferenze e molti dibattiti mancati sono stati una mezza delusione, dei quasi flop. E vi spiegherò anche perché.

Bisogna smetterla di voler cambiare il sistema, l’informazione e i contenuti comportandosi come da etichetta, travestendosi da coloro che tanto critichiamo. Che poi in fondo in fondo non siamo nemmeno capaci. Perché abbiamo perso un’ottima occasione alla BlogFest.

Facendola corta, Fashion Camp a parte, in cui – che interessi o no l’argomento – c’è stata partecipazione, ironia e orizzontalità, tanta gente si è annoiata purtroppo. Bastava leggere twitter, come molti si affrettano a spiegare. No, bastava soltanto essere obiettivi. Perché i barcamp sono delle non-conferenze, come da definizione: quindi easy, fratello. Invece tutti lì a prendersi troppo sul serio.

Poi venne il famigerato dibattito sull’informazione. Se vi dico quante persone si sono affrettate a dirmi che si stavano frantumando le scatole, non mi crederete. E mi dispiace, perché i presupposti c’erano tutti, a partire dagli ospiti; infatti sono rimasto sino alla fine, lì ad ascoltarmi anche tutti i luoghi comuni di Facci, ansioso di assistere al confronto con il pubblico, perché ogni barcamp dovrebbe essere il luogo per eccellenza dove non esistono fottute gerarchie, dove non per forza qualcuno sta seduto più in alto e parla al microfono.

E invece, udite udite, “no”. Scusate ma non c’è più tempo, i calcoli sono stati fatti male; e vabbé, capita dai, sarà per la prossima volta. Dopotutto mi capita tutti i giorni di trovare De Biase, Pasteris, Mantellini, ecc… a parlare di informazione e comunicazione.

Però c’è stato tempo per gli awards, su cui preferirei evitare giudizi, anche perché l’ha già fatto qualcun altro. E rosichii evitabili a parte, era un’altra cosa che poteva essere pensata meglio. Categorie sballate, nomination strane e così via. Salverei Leonardo e pochi altri. Chissenefrega certo, però sono tutte occasioni perse; per altre pippe mentali magari, ma forse no.

Per inciso poi vorrei anche far notare che sovrapporre tutti i Barcamp non è stato così vantaggioso. Insomma si doveva scegliere, saltando molte cose interessanti per cause di forza maggiore. Nessuno ha mai considerato la mezza giornata per ognuno? Certo, la pioggia non ha aiutato, ma sicuramente alcuni non mi perdoneranno l’assenza ai loro interventi.

Arriva quindi la domenica, con il tanto atteso Adv Camp. Fortunatamente ho assistito a quasi tutti gli interventi più interessanti (Kurai, Giovanni, Davide Turi, Massarotto e pochi altri – pardon Matteo LK ma non sapevo che ti eri segnato). Ma al mattino, dopo che una dipendente Microsoft durante il suo speech ha affermato di credere fortemente nei banner, me ne sono uscito di corsa. Ah se solo avessi trovato il tempo di prepararmi un intervento! Avrei potuto persino dire qualcosa di decente; pensare che volevo parlare di errori e strade da percorrere e non, cose come infilare banner pubblicitari di voli low cost in articoli di aerei caduti con centinaia di morti. E via così, magari interagendo col pubblico, che le facce di chi ti ascolta dicono molto.

Al diavolo però, in contemporanea mi sono perso anche il Media Camp con Vittorio Pasteris, che se proprio andiamo a vedere per me era molto interessante, decisamente. Sono rimasto pochi minuti purtroppo, e mi sono mangiato le mani.

Per smettere di tediarvi e rendere l’idea, molti non addetti ai lavori (leggi tra le righe, molti non-blogger presenti) mi hanno spiegato che le conferenze sembravano noiose e tradizionalissime lezioni universitarie con un professore. E io gli volevo spiegare che no, questi non siamo noi blogger, che noi abbiamo il potere di rendere orizzontale tutto ciò che tocchiamo con uno schiocco di dita. Non pensate male, per carità.

Davvero, credetemi: il post casereccio, un po’ grottesco e gossipparo, quello in cui ringrazio per l’ospitalità, il buffet di sabato e tutto il resto, lo scriverò lo stesso.
Intanto fidatevi di me, sulla parola: anche se non invitiamo un paio di personaggi considerati vip, se non coinvolgiamo i giornalisti o ci facciamo riprendere da una maledetta telecamera, possiamo divertirci lo stesso. Le foto su Flickr infatti sono più belle.

Giuro, anche senza avere “un’idea della madonna” (vi invito ad usarla come keyword per quel link).

Che poi lo stare insieme è la vera ed unica ragione per cui si organizzano questi eventi; anzi, in realtà sarebbe fare casino!
Rock and roll baby!


Red bath mat

settembre 1, 2008

Ebbene sì, anche io sarò alla BlogFest (12-13-14 settembre), ma non chiedetemi quando. Sto valutando se riuscire a farmi sabato e domenica a Riva del Garda (ma esistono informazioni chiare in merito ai prezzi di pernottamento?), che il 10 settembre sarà il mio compleanno e dovrò pur festeggiare il primo quarto di secolo. Sigh e sob, il tempo passa anche per me.

Sicuramente parteciperò all’Adv Camp e possibilmente anche al FashionCamp ed al MediaCamp, vagando a zonzo in cerca di conoscenti, non-conoscenti e…ammiratrici (che non ci sono, ma fa figo dirlo, mi fa sembrare importante). Se per caso sei uno che ogni tanto ha il coraggio di leggermi e vuoi picchiarmi o semplicemente salutarmi, riconoscermi sarà facile: sono alto, biondo, occhi azz fai un giro su flickr e mi troverai con le facce più imbarazzanti possibili, non puoi sbagliarti. In caso, sono quello precario del gruppo.

Se non hai niente da fare in quel weekend, ci vedremo lì, a Riva del Garda; questo il programma della manifestazione. Se poi vogliamo riderci su esiste anche il Red Carpet, nel mio caso “Red bath mat” (tappeto rosso da bagno) per i Macchianera Blog Awards, in cui segnalare i blog preferiti divisi secondo varie categorie. Non si vince niente, ma se per sbaglio vuoi segnalarmi come migliore blog erotico, che so io, ricordati che devi indicare almeno 10 categorie.

Io cercherò di non segnalare i soliti noti, giusto per minare un po’ di certezze alla base del potere. Sì, mi piacciono le teorie di cospirazione. Ovviamente sono corruttibilissimo: in cambio di cibo e bibite offerte, voterei chiunque. Ah, se alloggerò la notte tra sabato e domenica in hotel, vorrei avvisare i blogger presenti nel mio stesso luogo di non stare tranquilli la notte.

Potrei entrare di soppiatto in camera e documentare le varie facce pasticciate dal sonno con videocamera e fotocamera; per essere gentile potrei bussare. Pubblicherei poi il tutto su flickr e youtube. E allora, in quel caso, sai che risate…


Siamo tutti Ma.tt

Maggio 9, 2008

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E’ giunta l’ora anche dell’iWordCamp, finalmente. Domani infatti a Milano tornerà un Barcamp con una guest star d’eccezione: Matt Mullenweg (nella foto in alto), nuovo fidanzato di Marilù (ma lui ancora non lo sa) e godfather supremo di WordPress.

Finalmente giocherò “in casa” in occasione del mio secondo Barcamp, ed oltre a rivedere con immenso piacere brutti ceffi quali Daniele Salamina, Marco Zamperini, Napolux, Giovanni, Luca, ecc…, conoscerò tantissimi blogger che magari leggo o con cui mi rapporto everyday su twitter ma che non ho mai visto in faccia. E ci farò la foto assieme, entusiasta come una fan qualsiasi di Nino D’Angelo.

Ok, finiti i convenevoli e i “pucci-pucci”, passerò ad elencare la lista dei presenti di domani che mi stanno sulle p…vi confesserò una cosa interessantissima: sarò li al Barcamp, in quell’Old Fashion che un tempo mi vedeva protagonista di seratone trasgressive, hot e glam tipo quelle dello storico giovedì sera, dalle 11.00 a circa le 15.00 (informazione che do per le solite schiere di fan che attenderanno il mio arrivo, mi riferisco per esempio ad anonimoitaliano e a lei), che questo weekend sono impegnatissimo. Sticazzi, direbbe Stefigno, con cui domani farò due una cifra di chiacchiere.

Sì, avete intuito che in questo post mi piace parlare gggiòvane, ma dopotutto saremo all’Old Fashion e non escludo che la cosa si trasformi in una seratona disco, roba da vedere blogger tipo xlthlx e Fedmor sui cubi a ballare con gli strobo che ci fanno sbarluccicare gli occhietti.

Quindi vedete di venire già lavati e mangiati, non facciamo brutta figura con chi ha permesso che io scrivessi post come questi in modo pressoché elementare. E non dimenticatevi macchine fotografiche e portatili, giusto per intrattenere un po’ quegli ‘sfigatoni’ di twitter.
Che a farvi entrare in lista (dovete essere linkati dal p.r. per entrare, sciocchini!) e nel privé con boccia di Cristal annessa, ci penso io.


La mia prima volta (ad un Barcamp)

febbraio 27, 2008

Il primo Barcamp è un po’ come il primo bacio: non si scorda mai. Specialmente se il tuo primo Barcamp è a Torino e ti permette di conoscere alcune tra le persone più interessanti e stimolanti della blogosfera italiana.

Ma andiamo con ordine. A parte la fatica di alzarsi anche il sabato presto, costringendo la propria fidanzata a farlo, e il canonico ritardo all’appuntamento con Daniele Salamina per la partenza verso Torino, il viaggio è trascorso tranquillo…non come qualcuno ha fatto intendere al posto mio. Così tranquillo che arriviamo a Torino alle 11 e dopo 10 minuti troviamo parcheggio li vicino, per la modica cifra di 1 euro e 50 cents l’ora (siamo stati li fino alle 18, fate i conti). Entriamo al Barcamp camminando su un vero red carpet e subito incrociamo una schiera di gentaglia li a registrare la propria presenza (in realtà volevano solo la spilletta e la maglietta taglia unica XL!). Che si fa? Si entra e si comincia a salutare chi si conosce e a conoscere altri blogger che leggi o con cui parli quotidianamente ma che magari non hai mai visto in faccia ovviamente.

Dopo aver cercato posto invano, aver tentato di trasmettere via streaming la diretta in versione comica del Barcamp (non c’era sufficiente banda), arriva l’ora di pranzo; come dei bravi scolaretti, ci dividono in due tranche: i primi 80 e poi, dopo mezz’ora, via tutti gli altri come le cavallette, famelici nel depredare il tavolo con gli assaggini. Se posso fare un appunto – e non sono stato il solo a farlo presente – l’unica piccola nota dolente è stata il buffet; qualcuno aveva provato ad avvisarmi prima di entrare, che mi conveniva andar fuori a mangiare qualcosa, ma ormai era tardi: sul tavolo c’erano assaggini di salame, mortadella, pomodori, tonno, pane e varie salsine. Erano giusto degli spizzichini, che non hanno placato la fame di molta gente (certo, sfamare me è difficile, lo ammetto…!) e personalmente sono riuscito soltanto a mangiare numero 2 fette di salame, numero 2 pezzetti di bologna e numero 3 pezzetti di tonno, conditi da due panini, giusto per riempire un po’. D’altro canto però c’erano delle gran belle torte da assaggiare, dell’ottimo vino, delle gustose bibite e del buon succo. Ciò non toglie che stavo rischiando di svenire per la fame. Sarebbe bastato far trovare dei vassoi con un po’ di pasta condita o fredda, che so io, o qualche altro salume tipo prosciutto, o della mozzarella, giusto per sfamare un’orda di unni affamati.
Ovviamente è solo un appunto, non ce l’ho con nessuno, né con San Lorenzo, né tantomeno con gli organizzatori, che sono stati fantastici; dopotutto poi il buffet era gratis e di gentile concessione, quindi benvenga! La prossima volta però mi farò trovare preparato ad ogni attacco di fame.

Venne quindi il pomeriggio con i suoi mirabolanti interventi. Purtroppo non ho potuto seguire tutti i talk, in quanto gran parte di questi si sovrapponevano; ho però presenziato a quello interessante di Vittorio Bertola, a quello di Salvatore Aranzulla, a quello di Kurai, a quello di Lastknight, ecc…ed ho curiosato qua e la anche in altre sale, twittando allegramente.

Infine sono rimasto ad osservare Palmasco che fotografava professionalmente vari bloggers: mi son fatto rapire, tanto che ha scattato qualche foto anche a me e un po’ ho paura del risultato. Ed è li, nella sala delle “altalene” che ho scambiato 4 interessanti chiacchiere con Daniela (Democracy2_0) sul Barcamp in generale.
Dopo averla rassicurata sull’ottima impressione riguardo al mio primo Barcamp, mi ha spiegato che secondo lei ci stavamo un po’ troppo “televisionizzando” con la storia delle “blogstar”. Daniela intendeva dire che in Rete c’è molta più partecipazione alle discussioni, chiunque dice la sua anche ai personaggi considerati “più consociuti”; probabilmente siamo più facilitati dalla Rete come mezzo, piuttosto che discuterne faccia a faccia, ma io le ho spiegato che secondo me le blogstar non esistono. E’ un termine del cavolo inventato per mantenere certe gerarchie in un mondo orizzontale e per rapportarsi coi media tradizionali probabilmente; in realtà esistono solo dei blogger più conosciuti e con più influenza, per anzianità, per quello che dicono, per come lo dicono, per il lavoro che fanno, ecc… Dall’altro lato però non le ho dato torto: pensandoci è vero, durante i talk sarebbe più interessante e stimolante avere più confronti a tema libero sì, ma anche a libera partecipazione. A mio modo di vedere le cose, questo può essere dovuto anche al classico modo di parlare col microfono e avere davanti una platea silenziosa che ascolta e solo alla fine interviene, bene o male. E allora, perché non provare e non trovare un altro metodo da testare ai barcamp? Una trasposizione orizzontale della Rete, che permetta discussioni in cui chiunque partecipa senza vergogna. In piedi, seduti, mentre si mangia, non importa come. Ho infatti notato più partecipazione in quelle sale dove la gente era più raccolta, magari seduta per terra o di fianco a chi presentava. Forse è qui che interviene anche la sociologia. Tentar non nuoce, ma questo è un discorso serio da sviluppare con calma.

Ma veniamo al dunque, so perché siete arrivati fin qui a leggere: voi volete i pettegolezzi, i retroscena, le foto più scabrose… Ecco, va bene. Esaminerò – caso per caso – la mia esperienza con alcuni dei partecipanti con cui ho condiviso uno scambio di contenuti fisico. Che detto così sa di vari doppi sensi, ma fa scena.

SUZUKIMARUTI. Scomparso per buona parte della mattinata, ricompare, all’improvviso, in sala buffet, presentandosi con un “Ciao, come stai?”. Dopo essersi presentato anche alla mia ragazza dicendole “…è il tuo ragazzo? Mi dispiace, tradiscilo più volte e documenta il tutto con una polaroid”, mi esamina attentamente facendomi fare una giravolta. Superata la fase “vestiti”, erutta come un vulcano in piena (non sto parlando della sua digestione) fiumi di parole, per dirlo alla Jalisse, che io potrei star li ad ascoltare per ore, se non fosse che lui poi doveva andare a vedere il Toro. Enrico infatti è una di quelle poche persone che già scrivendo – figuriamoci parlando – riesce a calamitare la mia attenzione a livelli poco al di sotto di quelli di un film porno. Avrei voluto chiedergli perché, perché “Suzukimaruti” e non un altro nome, ma dopo un intervento con frecciatina al talk di Vittorio Bertola, scompare senza lasciar tracce.

AXELL. Riesco a fermarlo solo dopo una buona ora in quanto, come organizzatore maximo, era costretto a correre qua e la per accertarsi che tutto andasse bene: microfoni, annunci, fonere da regalare, sale pranzo da preparare, foto di rito, ecc… Decido quindi di richiamare la sua attenzione facendogli “pat pat” sulla spalla. Andrea si gira, mi guarda e fa una faccia da fratello maggiore pronto a farti una ramanzina coi fiocchi; io abbasso le orecchie, pronto ad imparare la lezione e ad incassare, invece…ci abbracciamo come due simpatici gaglioffi che non si vedevano da molto tempo. E’ ufficiale, Axell da quel momento è diventato il fratello maggiore che non ho mai avuto (oltre al professore che non potrò mai avere). Pietro Izzo, nel vedere la scena, storce un po’ il naso, geloso, ma saprò ripagarlo.

KURAI e REDPILL. Sì, li metto in coppia perché sono la coppia più bella del web. Li incontro e ci presentiamo mentre sono seduto a fianco di Pietro Izzo, appena dopo aver videochiamato Catepol, che non è roba da tutti i giorni. Subito noto che lo splendido sorriso di Redpill è contagioso, tanto che Pietro Izzo la paragona ad un manga. Kurai invece è diverso da come l’ho visto su Youtube; su youtube sembrava più alto, un po’ come Napolux. Il meglio però lo da quando fa la presentazione assieme a Bru, uno degli interventi più “partecipati” credo. Ma soprattutto c’è una cosa che lo differenzia da tutti gli altri blogger: Kurai non cammina ma salta come Super Mario per muoversi.

PIETRO IZZO. Ci conosciamo e da quel momento cambia la nostra vita. Pietro, cioé Derek Zoolander, è stranamente senza memory card, ma non importa: gli basta fare la magnum (o farmela fare) e tutto si risolve in pochi istanti. Dopo aver posato per la foto che rimarrà negli annali del trend che dovranno seguire i blogger, ci mettiamo a parlare, sparlare e cazzeggiare. Anche Pietro vaga in incognito per il barcamp, raccogliendo pettegolezzi ed osservando curioso. Insieme a me cerca un posto per appartarsi, ma non resiste a videochiamare Catepol, che arriva – con la sua voce squillante – ad infrangere il nostro sogno d’amore.

DANIELE SALAMINA. Il mitico compagno di viaggio con cui ho condiviso il primo barcamp; anche per lui è stata un’esperienza nuova, anche lui si è portato dietro la zavor… la fidanzata, come il sottoscritto, giusto per sguinzagliarle alla fiera del cioccolato. Daniele, supportato anche dal suo “eee”, ha seguito seriamente molti interventi, facendo domande durante e dopo le varie presentazioni; ha anche intrapreso varie discussioni con molti geeks presenti, curiosando allegramente a destra e a manca, un po’ come ho fatto io.

FUNKYPROFESSOR. Al mio arrivo mi sfotte, prestigiosamente, mostrandomi la figlia minore che usa impietosamente, alla faccia mia, il famoso iphone da me “leccato”, come se fosse la cosa più semplice sulla Terra. Dopo avermi rassicurato sul fatto che lui mi sponsorizza positivamente, si sbilancia, indicandomi come suo discepolo. Peccato però che dopo avermi infuso quel tot.di prestigio che mi serve per cominciare la carriera da provetto Funkyprecario, mi spiega come sua figlia maggiore, gli abbia spiegato che “sì, i blog sono belli, ma sono troppo lenti”. Ha ragione, noi siamo già vecchi per la sua generazione, quella che si caratterizzerà col 3.0 o il 4.0.

SALVATORE ARANZULLA. Lo riconosco prima dagli adesivi sul portatile, che sono davvero uguali a lui, poi ci presentiamo poco prima del suo intervento, che ho seguito curiosamente. Salvatore, grazie alla sua esperienza, dimostra più anni di quelli che ha ed ha svelato in segreto che Virgilio lo ha ingaggiato perché sarà lui un giorno ad acquistare “Virgilio” stessa e…un giorno tutte le password dei vostri account di posta passeranno da lui.

LASTKNIGHT. Tra una password rubata e l’altra, tra un talk e l’altro, Matteo trova anche il tempo per spiegare e risolvere problemi informatici ai blogger più disparati. La sua “erre” fa già scuola e tra i piani alti della blogosfera è diventata un nuovo metodo per dimostrare il proprio valore: la sola pronuncia veicola a chi ascolta la consapevolezza di avere davanti un grande blogger.

MAFE. E’ raro vedere e poter incontrare donne alte e raffinate come Mafe. Ed è unica l’occasione di ricevere in dono una sua Moo Card, con l’unica sfortuna di avere quella con lo sfondo identico al suo avatar su twitter. Nel senso che quella foto la vedo tutti i giorni, cavolo. Ma non importa, le ho stretto la mano, ho scambiato due parole con lei e sono soddisfatto così. Mafe è veloce e sfuggente, ma non è li per caso come accade nel suo blog.

FRENZ. Un altro lombardo presente, sopravvissuto al viaggio in macchina con Gaspar Torriero. Il saggio Frenz è il misterioso personaggio che mi aveva consigliato di andare a mangiare fuori qualcosa. Io, stolto, non l’ho ascoltato e così ho rischiato il deperimento istantaneo, me la sono cercata. Con lui ho commentato e chiacchierato del più e del meno, del barcamp, dei personaggi presenti e male di te che stai leggendo. Sì, sicuramente qualcosa di zizzanioso su di te l’abbiamo senza dubbio pronunciato.

JTHEO. “Barcamp” potrebbe essere il suo secondo nome. Veterano di questi eventi, si piazza in punti strategici da cui può osservare quello che accade in 3 sale contemporaneamente. Dopo avermi aiutato a tentare un abbozzo di streaming, mostrato il regalo che gli ha fatto colei che, maledetta, per pigrizia e veneranda età non si è presentata, getta la spugna svaccandosi a terra in zona di passaggio. Se Jtheo non va dal blogger, è il blogger che per forza di cose passa scavalcando Jtheo.

ESTRAGON. Quando i duri cominciano a giocare arriva Estragon, il James Dean della blogosfera. Un po’ stanco per il duro lavoro dovuto all’organizzazione del barcamp, difficilmente rimane fisso in un posto per più di 2 minuti. In realtà il lavoro che predilige e che porta via più tempo ad Estragon è un altro: tacchinare le ragazze presenti; per fare questo utilizza una frase infallibile: “Ciao, sono Giovanni….vuoi linkarti con me sul mio blogroll?”

DEMOCRACY2_0. La simpaticissima Daniela si mostra subito disponibile, insieme ad Invisigot, a intrattenere discorsi con tutti, accertandosi che tutto andasse per il verso giusto. Ovvio che sì, cara Daniela; siete stati superbi nel riuscire a riunire tutte queste persone. Sentirla parlare è un piacere, tanto che rimarrei li con lei nella sala altalene per ore, ma era giunto il mio turno per farmi catturare dall’obbiettivo della macchina fotografica di di Palmasco.

CATEPOL. Lo so, non c’era al Barcamp, ma la sua presenza era viva in tutti noi. Tanto che ho fatto finta di conoscerla e presentarmi a lei stringendo la mano ad una cameriera del posto, dicendole “Ciao Catepol, io sono un precario!”, ricevendo in cambio un “ma questo è pirla!”. Insomma, anche quando Catepol non c’è ci pensano gli altri a chiamarla (e video-chiamarla!), a coinvolgerla e a linkarla virtualmente al Barcamp. E’ lei la mascotte della blogosfera italiana. “Ma ‘ndo vai, se Catepol non ce l’hai?”


Tutto ciò è molto vero

febbraio 23, 2008

Ciao, sono Sonounprecario, cioè colui che molesta Suzukimaruti ai BarCamp.

Sono arrivato qui a Torino direttamente dalla bassa lombarda sgommando ai 180 sull’autostrada sulla mia Golf taroccata, che fa pendant con gli occhiali a lenti gigantesche che fanno molto Briatore. E ovviamente mi hanno multato.

Non è che l’inizio di una pessima giornata, conclusasi con il mio arresto per atti osceni in luogo pubblico con Pietro Izzo, l’uomo che – ora posso dirlo – io AMO con tutto il cuore (e non solo).

[by Suzukimaruti]


Saturday Camp Fever

febbraio 20, 2008

Il logo del Torino BarCamp 2008

Lo faccio attraverso un post, così qualcuno mi risponderà (forse). Lo sapete tutti ormai, sabato ci sarà il TorinoBarCamp 2008; gli iscritti ad ora sono 209, gli infiltrati non si sa.
Ecco, io sono iscritto da qualche mese nella lista (non è un partito), quindi sabato non posso “paccare” (come si dice qui a Milano), ci sarò al 99,9%.

Il mio dubbio però è come andarci: in macchina o in treno? Cioé se vengo in macchina trovo parcheggio o è meglio farla brillare? Se invece vengo in treno, dalla stazione al luogo in cui ci sarà il barcamp insieme allo spettacolo in stile Full Monty della TOP 20 maschile di blogbabel, come ci arrivo?

Sono domande sciocche, lo so, ma le faccio giusto per stemperare l’attesa. Perché sono tesissimo? Semplice: molti blogger che ho preso ironicamente in giro in molti post saranno presenti e molto probabilmente avranno una voglia matta di picchiarmi in simpatia. Ma io che sonounprecario, sono sempre pronto ad affrontare le disfatte, quindi non mi tirerò indietro e andrò felice verso il mio destino ingiusto.


Come riconoscere un ritardatario cronico e come cavarsela se lo siete

gennaio 13, 2008

Come riconoscere un ritardatario cronico. È giunta l’ora di uscire allo scoperto, devo confessarlo a tutti. Sono uno schifoso ritardatario cronico e a quanto pare è addirittura una patologia. Scherzi a parte, ho notato che è una cosa molto comune oggi arrivare in ritardo; probabilmente è alquanto maleducato ma davvero, è più forte di me, la puntualità è una cosa sconosciuta.

Ho deciso quindi di insegnarvi a riconoscere un ritardatario cronico ad ogni costo, per poi raccontarvi come comportarvi (se anche voi lo siete) con determinate persone o in determinate situazioni. Insomma, sto cercando di salvare le chiappe a noi affetti da un problema di procrastinazione (se lo dice ilmiopsicologo.it non c’è da stare tranquilli).

.: I SINTOMI

Intro. “Mi raccomando Alessandro, il ritrovo per stasera è alle 21.30, non tardare”. “Ok, non c’è problema”. Chi parla sa benissimo che io arriverò non prima delle 22.15, quindi tiene conto del mio ritardo, perché io troverò sicuramente qualcosa da fare fino alle 22.12 circa, tipo twittare, leggere i feed, giocare ad hattrick o qualsiasi altra cosa inutile che fino a quel momento non mi era venuta in mente: sono patetico e vergognoso in certi casi, me ne rendo conto ed ogni volta che prendo la macchina al volo per andare ad qualsiasi appuntamento penso tra me e me “non è possibile andare avanti così, fai schifo per quanto ritardi”.

Le stringhe slacciate. Uno dei dettagli che vi portano a capire se una persona è ritardataria cronica sono le “stringhe slacciate e svolazzanti”. Nella stupida logica temporale del cervello di un ritardatario cronico, resosi conto dell’immane ritardo, ogni secondo diventa di colpo preziosissimo, quindi bisogna guadagnare tempo in ogni modo. Devo uscire di casa? Corro a prendere portafoglio, cellulare e quello che mi serve, mi infilo il giubbotto alla bell’e meglio e infine le scarpe senza allacciarle. Poi mentre sono in macchina fermo ad un semaforo o le allaccio, una scarpa per un semaforo alla volta o infilo le stringhe lateralmente, così non saltano fuori.

L’orologio avanti nel tempo. Se chiedete ad un vostro amico “che ore sono?” e lui vi risponde dicendovi l’ora con 10 o 15 minuti in più allora sì, è malato. Nell’ottica di un ritardatario, una soluzione al problema potrebbe essere quella di autoconvincersi che è già tardi guardando l’orologio e sapendo che in realtà è in anticipo dovrebbe farcela a non mancare l’obiettivo. Invece no, non sarà mai così. Perché se tu, stupido come me, sai di impostarti l’ora avanti nel tempo, ogni volta che la guarderai penserai “eh ma tanto è presto, c’è ancora tempo”, fino a quando sarà ancora una volta troppo tardi.

Il fiatone. Se qualche amico arriva ad un appuntamento col fiatone, un po’ sbrindellato o addirittura sudato…sapete perché. Certo, può capitare l’imprevisto, ma non ogni sera o se semplicemente deve attraversare la strada per venire da voi. Non avete idea di quanta velocità nella corsa possa sfoderare un ritardatario cronico sia per prendere un treno o un pullman. Per cavarsela meglio, la natura ci ha dotati di bionicità e quando la usiamo facciamo quel rumore noto e fastidioso che faceva il six million dollar man (c’è un episodio dei griffin in cui c’è un flashback geniale sull’uomo bionico).

I capelli bagnati. Se andate in palestra o fate sport lo saprete sicuramente: non avete tempo di asciugarvi quei dannati capelli o addirittura pettinarvi, come me? La soluzione sarebbe raparvi a zero, ma non a tutti piace. Io per esempio d’inverno indosso l’immancabile cappellino con pon pon. Occhio però quando lo levate, questo dipende dal tipo di capelli che vi ritrovate: potreste rischiare di trasformarvi in Disco Stu.

Porto da bere?. No, ditegli di non portare da bere se sapete che quella persona è un ritardatario. La cosa potrebbe ritorcervisi contro. Se invitate a cena uno famoso per la non puntualità questa sarà una scusa semplicissima da usare, cercate di non fornire alibi insomma. Piuttosto ditegli che offrirà lui se proprio proprio.

Le madonne che tira. Siete in attesa di una coppia di amici e non arriva? Quando arrivano lui “smadonna” letteralmente contro di lei che ci ha messo 1 ora per truccarsi il sopracciglio sinistro o, viceversa, lei lo insulta pesantemente perché ci ha messo 45 minuti per sistemarsi i capelli? Sì, sono dei canonici ritardatari e si vergognano tantissimo di esserlo, litigano ogni volta in macchina per questa cosa, spesso rovinandosi le serate ma…non c’è niente da fare, sarà sempre così. Anche se lei lo minaccerà di non dargliela fino a data da destinarsi o lui non le scalderà più i piedi ghiacciati a -40° tra i polpacci, sotto le coperte.

Le mani avanti. Prima di salutarvi il vostro amico/parente o quello che vi pare vi racconta di un episodio incredibile appena avvenuto? Tipo che non trovava il portafoglio o le chiavi di casa, tipo che il gatto gli aveva rubato le chiavi della macchina nascondendogliele nella sua lettiera? Non credetegli. Sono scuse. Credetegli invece se vi racconta che ci ha messo 15 minuti per infilarsi il giubbotto, mettersi le scarpe, il cappello e ricordarsi di prendere 10 cose tornando in casa 11 volte, perché ogni volta si dimentica qualcosa. È così, quando di colpo vi accorgete di essere in ritardo e dovete uscire, ci mettete il doppio del tempo per fare le cose più semplici: non dite che non vi è mai capitato di non riuscire ad infilarvi la manica del giubbotto o di capottarvi mentre scendevate in fretta le scale. Queste sì, sono scuse ma in un certo senso non lo sono. Questa parte però è un anticipo della prossima sezione.

.: USCIRNE CON STILE E SAVOIR-FAIRE

La fidanzata. Avete un appuntamento con lei, dovete andarla a prendere e siete in super ritardo? Non c’è problema cari i miei sbadatoni. C’è una frase apposta per ogni situazione, ma evitate le battute simpatiche tipo “ho il gomito che mi fa contatto col piede”, li capirà che siete sulla difensiva e vi farà un mazzo così. Quindi, senza remore, appena giunti sul posto, salutatela in modo deciso e fate quelli risentiti e un po’ scocciati, dicendo “cazzo, c’era traffico assurdo, poi avevo davanti dei deficienti che andavano a 50 all’ora, senza contare quei maledetti camion di emme…”. Lei vi capirà, soprattutto se le stamperete un bel bacio, accompagnato da un’ottima frase di circostanza (non buttatevi però in rischiosi “tesoro, come stai bene col nuovo taglio di capelli”, quando magari li ha tagliati 1 mese fa e voi ve ne accorgete solo ora). Ovviamente se abitate a 5 km di distanza, la cosa è poco credibile, quindi a quel punto dovete spostarvi su altri orizzonti: la chiamata imprevista dell’amico che aveva bisogno consulenza, la mamma che proprio all’ultimo momento vi manda a fare la commissione, ecc… Ricordatevi di contare il numero di semafori che intercorrono tra la vostra abitazione e la sua, così da poter citare quanti rossi vi siete beccati, proprio quando vi avvicinavate all’incrocio.

Appuntamento di lavoro. Cavolo è uno di quei casi in cui è meglio non ritardare, ma in genere le parole “tangenziale”, “tamponamento” e “coda” funzionano nel 99% dei casi. Se l’appuntamento non è così importante potreste giocarvi anche la carta dell’avevo capito che “era ad un’altra ora”. Se dovete andare ad un colloquio però, evitate assolutamente di ritardare, cavolo. Se è ancora una delle prime volte che andate in questa ditta, giocatevi anche che “non trovavate la strada”, avranno pietà di voi.

Esame universitario. Ah, qui è fin troppo facile per uno consumato come me; non avete trovato parcheggio, il treno in super-ritardo (cosa peraltro frequentissima e purtroppo vera), la metro che tarda ed è lentissima…qui il fiatone è d’obbligo, per far vedere che davvero avete fatto di tutto per arrivare (in ritardo?) in tempo… Spesso poi, se l’esame è scritto, avrete il privilegio di non sedervi in prima fila, ma dipende dal professore.

Con gli amici. Trasformate i vostri famosi ritardi in un aspetto simpatico del vostro carattere. Diventate un mito tra amici, amici di amici e tra l’altra gente del locale o del paese che frequentate abitualmente, di modo che quando la gente vi vedrà passare bisbiglierà cose leggendarie su di voi, come “Ehi, guarda! Ma quella è la famosa X, quella che una volta era talmente in ritardo che…ha partorito!” (battuta che si capisce, vero?). Insomma, fate sì che parlino dei vostri ritardi, così la cosa verrà facilmente accettata e diverrà argomento sì, per sfottervi un po’, ma anche per alleggerire le vostre colpe.

Ad un Barcamp. Ah, qui vi viene meglio se siete una blogstar. Come si dice, i più fighi si fanno attendere, immaginate la scena: l’inizio del Barcamp è fissato alle 9? Arrivate alle 9.30, 9.45 o al massimo alle 10, quando i dibattiti sono appena iniziati e l’attenzione è ancora viva; state sicuri al 100% che quando aprirete la porta tutti si distrarranno e si volteranno verso di voi, anche chi sta parlando in quel momento…perché voi sapevate dal programma chi interveniva per primo. Di conseguenza, subito vi riconosce e quindi vi cita simpaticamente, facendovi addirittura applaudire. Sì, in quel momento tutti non pensaranno al vostro ritardo in sé, ma piuttosto “cacchio, è una blogstar, avrà sicuramente una cifra di cose da fare, ecco perché è arrivato ora!”. Sorridete e salutate, sentitevi figosi: è così che si fa una vera entrata; sentitevi qundi in dovere di arrivare tardi. Se invece siete uno come me, evitate certe cose…come avevo già raccontato.

Alla festa delle medie. No, non è la festa delle birre medie; è la festa dei (super) gggggiovani. Anche qui vale la regola dell’arrivare tardi”programmato”, come spiegato alla voce barcamp. Parlerò dei maschietti: se avete avuto la fortuna di non essere un o.g.m. a metà tra un bambino ed un adolescente (il periodo delle medie credo sia quello dove si è più brutti che in tutta la vita, sia per i vestiti che per l’aspetto fisico appunto) la figurona la fate, come se tutti erano li ad attendervi. se invece siete quello sfigato, con le toppe sulle tute comprate dalla mammina, con gli occhialoni, l’apparecchio, il taglio di capelli in stile scodella del mulino bianco allora…arrivate il prima possibile; tanto lo so che è il vostro unico appuntamento mondano e lo sanno tutti. L’aspetto positivo è che arrivando prima trovate ancora da bere e mangiare e la stanza non puzzerà di quell’odore speciale di feticcio adolescenziale in crescita. Il bello di quest’età è che la colpa del ritardo può sempre essere scaricata sul genitore che deve portarvi o sul genitore del compagno che doveva portarvi.

Concludendo, se seguirete tutti questi consigli alla lettera, riuscirete facilmente a sopravvivere nonostante la vostra vergognosa abitudine ad arrivare tardissimo sempre e comunque. Perchè i ritardatari, essendo costretti a sviluppare sempre nuove scuse, a trovare nuove soluzioni ed a cavarsela in qualsiasi momento, alla lunga diventano più furbi e più svegli. Ora che lo sapete, bullatevi in giro di questo vostro enorme ma amabile difetto.

N.B.= al massimo c’è sempre ilmiopsicologo.it che vi offre consulenza via skype(“Sig. esperto, come faccio a non arrivare più in riardo?” Risposta: “svegliati prima, pirla!”)


Olte le gambe c’è di più

ottobre 14, 2007

Riguardo alle reazioni suscitate al post sulle categorie di donne che appaiono in Rete non ho molto da dire.
Qualcuna si è risentita, qualcuna si è riconosciuta, altre no…qualcuna forse voleva qualche altra categoria. La generalizzazione stereotipata, goliardica e forzata era voluta, onde evitare offese personali.

Quello che mi preme sapere però, oltre a conoscere i veri motivi per cui ancora poche donne prendono un po’ sul serio i blog come strumento che va oltre il semplice diario personale in cui ci si denuda personalmente, è a quale categoria si sentono di appartenere grandi donne come Suzukimaruti, Axell e Estragon.
Non so, magari si sono offese perché non gli ho dedicato delle categorie personalissime e a parte, e di conseguenza…non mi parlano più. Vorrei evitare di dovermi presentare in minigonna e giarrettiera al Lost Camp, tutto li.

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Era solo ieri ma ho già nostalgia del Lost Camp

settembre 24, 2007

Questo è il resoconto di due giornate bellissime, il racconto della mia prima partecipazione ad un BarCamp: il LostCamp. Due giorni intensi già trascorsi e purtroppo passati, finiti. Rimarranno tante foto e molti ricordi. Per proseguire e leggere il lungo resoconto clicca qui sotto.

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